Thursday, April 14, 2016

Il tempo dei gitani

CLAUDIO FERRUFINO-COQUEUGNIOT (Traducción de MARCELA FILIPPI)

I rom, roma, tzigano, zingari, gitani, quasi il diavolo, nei secoli dei secoli. Con un dramma quanto, se non più pesante, di quello dei giudei, con una tragedia simile. Ma i rom transumano per il mondo, la loro non è diaspora, bensì abitudine. La casa, la terra i possedimenti, tutto. Né dei né eletti, liberi.

Sottraggo a Kusturica il titolo di quel suo memorabile film. Per la poetica e il suo fascino, per l’allegria in mezzo ai dispiaceri, la burla della morte, la musica come la perennità cercata e trovata. Non gl’importerà. Resteranno nel cinema per sempre, insieme alla filmografia di Tony Gatlif in un diverso stile, immortali. I loro carri portano a passeggio la storia, che a loro è aliena. Non vi è alcuna cronologia, ma sì antenati, per quanto paradossale possa sembrare. Essi continuano ad attraversare Giza, alla vista delle piramidi, senza nemmeno pensare se il faraone è ancora lì, e ancor meno sapere che viene esibito mummificato dietro vetrine impenetrabili. Cos’è la gloria per uno zingaro, cos’è l'eternità?

Chiedo a mia figlia Emily riguardo ai travellers, comunità che nelle isole britanniche si occupano di vecchi conflitti tra le famiglie che vengono risolti a suon di pugni, ben scommettendo che di qualcosa bisogna pur vivere. Glielo chiedo per un documentario (Knuckle / Ian Palmer, 2011) - me lo ha consigliato Daniel Abud- che li descrive. Nel film si abbozza appena l’origine degli individui che si colpiscono brutalmente, indipendentemente dall'età o condizione fisica. Fino al chiarimento di mia figlia, non mi rendo conto che si tratta di zingari irlandesi, i quali furono costretti alla vita sedentaria, dando loro in dotazione case prefabbricate e sostegni economici a carico del governo. Ma i travellers, i viaggiatori, in ogni caso, prendono roulottes, averi e prole, e partono in processione per presenziare al singolare combattimento in onore dei propri uomini e per moneta.

Recentemente la Francia ha adottato, nuovamente misure razziste contro i rom. Non è una novità. Ciò che oggi riemerge si era accentuato durante il regime di Vichy. Nulla di più pericoloso, per gli occupanti nazisti e i loro colleghi della destra francese, di questa popolazione itinerante. Trasferirsi da un luogo all'altro senza permesso distrugge le basi e preliminari dello stato totalitario. Era necessario attaccare. Sterminare. E lo hanno fatto.

Una mappa etnografica del Financial Times segnala che i rom sono una popolazione non trascurabile, essendo Turchia, Ungheria, Romania, Spagna e Francia regioni assai popolate. Anche la semplice menzione di confini e di nomi nazionali contrasta con questa gente, che nonostante, ventuno nuovi secoli non si è stancata di camminare. Abbondanza non esime di gloria il farlo, come se vivessero in un mondo parallelo. Non in vano Werner Herzog, in Nosferatu, fantasma della notte, tramite un personaggio che consiglia il viaggiatore che porta documenti di proprietà a un certo Conte Dracula, al di là del passo Borgo, dice che gli zingari molti "sono stati dall'altra parte ". Continuano a starci; attraverso quel buco di tempo e spazio quando lo desiderano. È per questo che non li si vuole, perché non ci appartengono.

Il campo di sterminio di Belzec fu inaugurato con zingari. Li si vede indolenti, sdraiati sull'erba, evidentemente famelici, in posa per la posterità dell’orrore. Ma così come furono perseguitati, perseguitarono anche loro, e se non ricordo male fu in Sklovskij dove ho appreso che durante il genocidio armeno si dedicavano a cacciare i sopravvissuti. Cacciatori di teste del ventesimo secolo, in una storia in cui gli azeri, curdi, turchi, armeni, assiri, persiani, ceceni e russi, portano tutti colpe raccapriccianti.

Ricordo dalle mie letture di bambino due soggetti ben impressi e incancellabili: un gruppo di giudei in marcia verso la fossa comune, sapendo che era la volontà di Dio. Un altro, zingaro, disgustato dal lavoro a Treblinka, che sputa scontroso quando la guardia tedesca li spinge a lavorare. Preferiscono morire piuttosto che continuare così. Fatti circostanziali che in ultima analisi, non ritraggono un popolo o un altro, ma scene che sono rimaste in una mente, la mia, che forse non era ancora preparata per digerirlo.

Gatlif, che ho già menzionato, fece un altro film della sua lunga serie zingara, estesa alla Romania, Spagna e ora la Francia. E’ il tempo di Vichy, e i colorati indumenti dei rom contrasta con il grigio che minaccia sulla Gallia. Abiti rossi che cantano alla vita, mentre le ruote dei veicoli avvicinano alla morte. A loro, i fratelli del più grande chitarrista che la Francia ha dato al mondo: Django Reinhardt, quello dalla mano mummificata.

Non molto tempo fa, in Grecia, ci fu un caso di una bellissima bambina bionda i cui genitori furono accusati di averla rapita. Le prove vanno e vengono, e la certezza che si tratti di una rom della Bulgaria, fotografata con i suoi fratelli, dai capelli ancor più biondi e rossi. Quando uscivano dalle elementari e giravamo a sinistra nel viale Libertador Bolivar a Cochabamba, li trovavamo con lunghe gonne e stivali da equitazione, biondi come dei soli: zingari cileni, non vi avvicinate, dicevano le vecchie streghe. Rapiscono bambini cristiani, se li mangiano ...

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14/04/2016


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